Nov 11

Circular economy, una grande occasione. Le riflessioni del prof. Francesco Bruno

Sul quotidiano economico Milano Finanza, Francesco Bruno, professore ordinario di Diritto Ambientale al Campus Bio-Medico di Roma e partner dello Studio Legale Pavia e Ansaldo, ha spiegato perchè l’economia circolare rappresenta un fiore all’occhiello in Italia.

Poche settimane fa il parlamento italiano ha recepito le direttive europee denominate Circular Economy Package, un insieme di quattro atti con i quali l’Unione Europea intende innalzare la quantità e la qualità degli obiettivi in tema di economia circolare e che diventerà uno dei pilastri del Green Deal europeo. Si tratta di un passaggio fondamentale per promuovere la transizione verso questo nuovo tipo di economia, favorire il ridisegno dei processi industriali in questa nuova ottica e promuovere la transizione da una «gestione dei rifiuti» a una «gestione sostenibile dei materiali»”, sostiene il professore.

“Il nostro Paese – spiega ancora Bruno – continua a primeggiare tra le grandi nazioni europee. L’indotto dell’economia circolare in Italia supera quello di Germania, Francia, Spagna e Polonia. Questa leadership si lega a un carattere distintivo del popolo italiano: la creatività e l’arte di arrangiarsi. E va a smentire un luogo comune: l’incapacità di fare sistema. Perché in questo caso tante aziende sono riuscite a unire le forze per ricavare vantaggi comuni. Questa posizione, in un mercato che in Italia vale circa 345 miliardi di euro e due milioni di occupati (dati del rapporto La bioeconomia in Europa, della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, in collaborazione con Assobiotec e il Cluster Spring) ci posiziona più in generale come economia verde al terzo posto in Europa alle spalle di Germania (414 miliardi) e Francia (359 miliardi). Le nuove norme puntano a migliorare l’ambiente (con una riduzione media annua delle emissioni di 617 milioni di tonnellate di CO2 equivalente) e a riutilizzare e riciclare il 65% dei rifiuti urbani entro il 2035, a fronte del 50% circa del 2010. Nel nostro Paese potrebbero avere un impatto positivo sull’occupazione di almeno 500mi1a posti di lavoro in più. Una grande occasione, dunque, rispetto alla quale il Sistema Italia dovrà farsi trovare pronto, sfruttando al meglio la posizione di vantaggio ai blocchi di partenza”.

Qui per leggere il contributo integrale.

 

(11 novembre 2020)

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