Lug 20

Dall’era della sostenibilità a quella della riconversione. L’analisi del prof. Francesco Bruno su La Stampa

Sul quotidiano La Stampa, le riflessioni di Francesco Bruno, professore ordinario di diritto ambientale all’Università Campus Bio-medico di Roma e partner dello studio legale internazionale Pavia e Ansaldo.

“In questo periodo di incertezza post covid-19 si sta passando velocemente dall’era della “sostenibilità” a quella della “riconversione” delle attività produttive. L’inquinamento del suolo e del sottosuolo, i cambiamenti climatici, la limitazione della quantità e qualità delle risorse idriche non connoteranno più la nostra società come effetti indesiderati ma tollerati, in quanto esternalità negative dell’attività di impresa. C’è stata una forte accelerazione. Il diritto alla preservazione dell’ambiente, in quanto tutela della salute, è sentito oramai da tutti noi un diritto fondamentale della persona. Per rendersi conto di questo passaggio – dal punto di vista della politica del diritto ambientale – epocale, è sufficiente guardare ai segnali che provengono dall’Europa e contestualizzarli nel quadro giuridico esistente, a partire dal green new deal annunciato dalla Presidente della Commissione Europea prima dell’avvento del virus, pertanto in un momento tutt’altro che emergenziale”.

“Sottesa a questo mutamento di politica europea, sembrerebbe esserci una rinnovata concezione del rapporto tra uomo e natura, che si presenta come un difficile equilibrio tra le due tipologie di “libertà” (nella accezione di I. Berlin, Due concetti di Libertà, Milano, 2000): la libertà “di” (esercitare attività imprenditoriali); la libertà “da” (l’inquinamento provocato da queste). L’una limita l’altra, ma creando un sistema in assoluto equilibrio. In un periodo in cui la competizione geoeconomica e degli assetti istituzionali assume connotati determinanti, la specifica criticità italiana è forse da addebitare alla necessità di ridisegnare l’intervento pubblico statale (che dovrà distribuire le risorse europee incentivando progetti virtuosi), attraverso una nuova combinazione dei rapporti pubblico-privati, tesi a governare in una struttura mista sia il territorio, che la capacità di impiego delle diverse risorse dello stesso.

Centrale è l’applicazione della sussidiarietà in senso orizzontale tra Stato e regioni, che non mortifica l’iniziativa economica; anzi, la indirizza verso gli obiettivi della crescita del prodotto interno lordo. Tuttavia, se si dovessero considerare le esperienze (senza andare troppo lontano) degli ultimi decenni dell’intervento pubblico in economia, non si può non essere consapevoli che il rischio di perdere il treno della riconversione del nostro tessuto produttivo in modo da renderlo innovativo, ecocompatibile e competitivo è davvero alto”.

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