Mag 23

Intervento del prof. Bruno sul Tempo sull’incendio del deposito EcoX a Pomezia

 

Da Il Tempo – 7 maggio 2017

Nube tossica, diossina, amianto, rifiuti speciali, emergenza sanitaria, alimenti contaminati. Parole che pensavamo non potessero impaurire un cittadino di una metropoli europea e invece oggi causano inquietudine in chi vive nella capitale e nei territori limitrofi. L’incendio si poteva evitare? Ci sono responsabilità più o meno gravi da attribuire al gestore dell’impianto? Lo dovrà accertare la magistratura. Ora però c’è certamente da chiedersi quali possano essere le conseguenze sull’aria, sui prodotti agricoli e alimentari coltivati nella zona, in definitiva sulla salute di tutti noi.
Dai primissimi e parziali rilevamenti dell’Agenzia regionale per l’ambiente (Arpa) sembrerebbe ormai passata la prima emergenza relativa agli effetti dannosi sulla salute. Tuttavia poiché la nube si sta spostando su aree maggiormente popolate e fino a quando i monitoraggi non saranno in grado di darci risultati scientificamente validi, certamente bisognerebbe cercare ove possibile di evitare ogni esposizione non necessaria, soprattutto per i paventati rischi amianto e diossine. I sindaci dei comuni interessati, a partire da quelli di Roma e Pomezia, hanno potere e dovere di attuare misure finalizzate a proteggere i cittadini.
Nel caso in cui dai dati scientifici dovessero emergere rischi (anche minimi) per la salute umana confidiamo che tali poteri siano utilizzati in modo efficace. Ma forniamo anche qualche elemento di chiarezza: esistono pericoli sull’acquisto delle zucchine domani e dopodomani? No. Sulla mozzarella della prossima settimana? No. Il tema però è che prima o poi la nube si depositerà e non è ancora dato chiarire dove. Un elemento confortante è che in queste ore non ci sono state precipitazioni significative. A preoccupare maggiormente infatti sono gli effetti a medio e lungo termine della nube. Sia chiaro: non è Chernobyl ma non è nemmeno un fenomeno da prendere sottogamba.
Per evitare esperienze recenti e dolorose di disastri ambientali che hanno prodotto rilevanti danni diffusi sulla salute dei cittadini (come quanto accaduto nella cosiddetta “Terra dei fuochi”), bisognerà effettuare un rilevante programma per verificare l’eventuale contaminazione di suolo, sottosuolo, acque superficiali e sotterranee e un piano di sicurezza straordinario di verifica su tutte le imprese agricole e zootecniche delle aree interessate dalla nube per evitare in via precauzionale che prodotti insalubri siano in futuro distribuiti e ingeriti dai consumatori. Attività lunghe e complesse che penalizzeranno imprese e cittadini e i cui costi probabilmente saranno addossati (ancora una volta) alla collettività.
Una precauzione? Accertarsi con scrupolo della provenienza dei prodotti agricoli e alimentari. In questo senso, l’obbligo di porre in etichetta la provenienza degli alimenti, su cui tanto si discute, dimostra ancora una volta la sua utilità e, in questo caso, necessità.

Francesco Bruno, docente di diritto alimentare – Università Campus Biomedico di Roma

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