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Intervista Prof. Francesco Bruno: «La direttiva Seveso non si applica al Tap. Ecco perché il progetto non è in bilico». Intervista al Corriere del Mezzogiorno (20 dicembre 2017)

 

Dal Corriere del Mezzogiorno – 20 dicembre 2017

 

Parla Francesco Bruno, docente della Sapienza.: «Il governatore Emiliano sbaglia a insistere»

Il gasdotto Tap? Non deve essere assoggettato alla direttiva Seveso. Sbaglia Michele Emiliano a insistere. È il parere di Francesco Bruno, docente di Diritto ambientale alla Sapienza e all’università del Molise.

Emiliano continua a contestare la localizzazione di Tap: proteste fondate?

«La polemica degli ultimi giorni sono state rinfocolate dall’esplosione di un impianto in Austria. Analogo, dice Emiliano, a quello da realizzarsi a Melendugno. Dal punto di vista giuridico, direi che non ci sono motivi per rimettere in discussione il progetto».

La Regione invoca l’applicazione della direttiva Seveso sugli impianti pericolosi.

«Sul punto c’è stata una sentenza del Tar Lazio, confermata dal consiglio di Stato, e un provvedimento del gip di Lecce. Sostengono che l’impianto di Melendugno – cosiddetto Prt – non deve essere assoggettato a direttiva Seveso. Peraltro il ministero dell’Ambiente si era rivolto alla commissione europea. Bruxelles ha replicato che nel caso in cui il Prt sia realizzato al di fuori di uno stabilimento chiuso (è il caso di Tap) si deve escludere l’applicazione della direttiva Seveso. C’è stata un’altra diatriba circa la possibile manipolazione del gas nel Prt – per esempio il passaggio da stato liquido a gassoso o viceversa – ma questa è esclusa. Anche per questo, la normativa citata non va applicata».

Emiliano minaccia di rivolgersi alla procura della Repubblica. Che ne pensa?

«Ci sono interventi di tre ministeri (Ambiente, Sviluppo, Interni) che hanno autorizzato l’impianto, senza applicare la normativa Seveso. Però non significa che l’autorizzazione non sia sufficientemente severa a tutela dei cittadini. Ciò detto: Emiliano potrebbe avere – questo non lo so – evidenze di mancanze di misure di salvaguardia: in questo caso potrebbe intervenire. Diversamente, sembra difficile che tre ministeri e anche la Ue siano intervenuti senza considerare le ricadute su salute e ambiente».

Emiliano protesta per Tap ma pure per Ilva. Non ritiene che su questi temi la Regione debba poter far sentire la sua voce?

«Assolutamente sì. C’è un principio di cui si deve tenere conto – in materia ambientale ma non solo – ed è quello della leale cooperazione istituzionale. Stato e Regione vi si devono attenere per lavorare in funzione del bene comune. La leale cooperazione si estrinseca attraverso la conferenza dei servizi, cui sono chiamati tutti gli enti interessati. Evidentemente la Regione ha partecipato e si è trovata in minoranza. Ora ha impugnato il decreto ambientale – non sta a me dire se in maniera fondata o infondata – e ha costretto il governo a convocare un tavolo con gli enti locali (si apre oggi, ndr)».

Su Ilva il governo non ha svolto la valutazione di impatto sanitario. Non sarebbe il caso che quell’analisi fosse eseguita?

«Non credo. Quella è una misura che dovrà essere integrata, magari prima che Ilva passi di mano e ricominci l’attività secondo nuove logiche produttive. Non è, dunque, una mancanza in senso tecnico-giuridico. Caso mai lo è sul piano sociale. Dal punto di vista giuridico, la valutazione sanitaria è un provvedimento che può essere integrato in una fase successiva».

 

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